Titolo originale | Land |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia, Messico, Francia, Paesi Bassi |
Durata | 111 minuti |
Regia di | Babak Jalali |
Attori | Rod Rondeaux, James Coleman (II), Michele Melega, Florence C.M. Klein, Wilma Pelly Georgina Lightning, Antonia Steinberg, Andrew J Katers, Griffin Burns, Mark Mahoney, Thomas R. Baker. |
Uscita | giovedì 21 febbraio 2019 |
Tag | Da vedere 2018 |
Distribuzione | Asmara Films |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Le vicende dei Denetclaw, una famiglia di nativi americani del Nuovo Messico, attraverso le quali si racconta un'America attuale ma nascosta.
CONSIGLIATO SÌ
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Nella riserva indiana di Pine Ridge vive la famiglia degli Yellow Eagle, appartenente alla tribù dei Lakota Sioux. Li raggiunge la notizia della morte di Floyd, il figlio minore, morto in combattimento in Afghanistan e inizia l'attesa del corpo del ragazzo che deve essere riportato a Pine Ridge per la sepoltura. Wesley, il più giovane dei figli ancora vivi, è un alcolizzato. La morte del fratello sembra non aver nulla a che fare con lui, l'unico scopo delle sue giornate è procurarsi della birra. Quando tra le due comunità, i nativi e i bianchi, si raggiunge un livello di massima tensione, scoppia una violenza da cui Wesley è direttamente colpito. Raymond, il fratello maggiore, è un ex-alcolizzato con una moglie e due figli. Nonostante senta una forte responsabilità verso l'intera famiglia, sembra troppo avvilito e chiuso in se stesso per fare qualcosa al riguardo.
Correva l'anno 1968 quando usciva un 45 giri di Don Fardon con una cover di una canzone del 1959 che raggiungeva la hit parade: "Indian Reservation". I suoi primi versi dicevano: "They took the whole Indian nation/Locked us on this reservation. / Took away our native tongue. / And taught their English to our young" ("Si sono presi l'intera nazione Indiana e ci hanno rinchiusi in questa riserva. / Ci hanno portato via la nostra lingua nativa / e hanno insegnato l'inglese ai nostri giovani").
Sembra di sentire risuonare le parole di Don Fardon mentre si assiste al dolorante e doloroso sviluppo di una storia che é densa di tempi morti e di lentezze che non sono però esibizione di cinefilia autoreferenziale. Le lancette dell'orologio si muovono in modo diverso quando lo scorrere delle ore é scandito dal numero di lattine di birra consumate in una terra di nessuno, desolata come quella evocata da Thomas Stearns Eliot. Lo sapevamo già dai western d'epoca che di pellerossa ne uccideva tanto il whisky quanto il Winchester ma vedere questa strategia ancora in atto nel secondo millennio non solo intristisce ma indigna.
Jalali si premura di ricordarci che finché sono in giovane età e quindi non ancora devastati dall'alcol, i discendenti dei Sioux vengono considerati 'americani' da mandare a morire lontano dalla loro land. Salvo farli ritornare in una bara cercando poi di abbassare l'entità dell'indennizzo dovuto.
In proposito é interessante osservare come la sceneggiatura non sia manichea. L'ufficiale che deve comunicare la quasi certa riduzione dell'emolumento a causa dell'incertezza sulle cause della morte di Floyd, si mostra decisamente imbarazzato e partecipe della situazione in cui versano i suoi familiari. Non provano lo stesso sentimento gli yankee che non risparmiano Wesley. Emerge però progressivamente Raymond che ha vissuto il calvario dell'alcolismo, ne è uscito a prezzo di grandi sforzi e ora sembra osservare tutto senza essere coinvolto più da nulla. Ma dietro il suo sguardo e davanti ad una bara qualcosa sta cambiando ed evolverà in una forma che finirà con il restituirgli il senso della parola dignità.